L’epidemia di Covid-19 è partita dalla Cina. Precisamente da Wuhan, l’ormai famoso capoluogo della provincia di Hubei.
Il salto del Sars-CoV-2 da un animale all’uomo o da un animale a un altro animale e poi all’uomo, sarebbe stato ‘aiutato’ dal mercato della fauna selvatica che, tra l’altro, non è molto distante dall’Istituto di virologia. Tuttavia, sulle reali origini del virus non c’è alcuna certezza e, molto probabilmente, sarà la storia, fra qualche anno, a delineare cosa sia davvero accaduto lì.
Premesso ciò, però, l’epidemia ha avuto come focolaio iniziale la Cina. Da lì poi il Sars-CoV-2 ha infettato il mondo intero, causando la pandemia e, quindi, l’emergenza sanitaria e quella economica.
Tuttavia, se prendiamo in considerazione i dati aggiornati dei casi confermati di Covid-19 (la malattia portata dal virus), la Cina continentale si trova attualmente al 13° posto con 82.941 casi, 78.219 guarigioni e 4.633 decessi (dati aggiornati a oggi, 16 maggio). Ricordando che in Cina vivono 1,38 miliardi di persone (2017), si sono registrati più casi e più morti in Perù, India, Francia, Turchia, Germania, Brasile, Italia, Spagna, Regno Unito, Russia e Stati Uniti d’America. Negli USA, tra l’altro, i casi confermati hanno raggiunto la soglia di 1,47 milioni e poco più di 88mila i decessi. Insomma, non penso io possa essere tacciato di complottismo se scrivo che c’è una carenza di logica in questa classifica. Paiono troppo pochi sia i casi che le vittime cinesi.
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